IL FUTURO DELLA MUSICA E DELLA CHITARRA E’ LA COMPOSIZIONE

E’ molto facile chiedersi quale direzione prenderà la musica, nella fattispecie la chitarra, in un tempo in cui la sensazione è che sia stato detto praticamente tutto. Difatti, se ci soffermiamo a riflettere sull’aspetto tecnico-esecutivo sullo strumento chitarra, va da sé che non si può sperare in ulteriori evoluzioni tecnico-stilistiche che producano, di rimando, dei nuovi percorsi di composizione ed originalità. Già negli anni ’80 si raggiunsero vertici d’esecuzione che difficilmente sarebbero stati superati nelle decadi a seguire. Si pensi a quello che rappresentò la tecnica per alcuni (lo sweep picking per Frank Gambale, il legato per Allan Holdsworth e Joe Satriani, l’alternate picking per Yngwie J. Malmsteen, Paul Gilbert e Al DiMeola, lo string skipping per Paul Gilbert e Richie Kotzen, il two hands tapping per T.J. Helmerich, e via dicendo) e sarà davvero semplice comprendere che non è lecito attendersi un’ulteriore espansione degli orizzonti tecnici finalizzati alla creazione di musica nuova e di pregio. Certo, per un periodo sufficientemente lungo abbiamo sperato che così fosse, ma successivamente abbiamo dovuto accogliere l’idea di una sorta di ‘fine dei giochi’ in tal senso.

Le prove evidenti dell’impasse musicale

Ricordate quando i fantastici Dream Theater indicarono la via mirabile della ‘Music in Progress’? Provarono ad amplificare il concetto di uno stile musicale contraddistinto da una crescente complessità tecnica che non fosse mai disgiunta, però, da una pari ricerca melodica e compositiva degna della loro classe cristallina. Man mano che passavano gli anni, però, anche per loro diventò difficilissimo darsi continuità artistica e, in maniera piuttosto prevedibile, iniziarono a riciclare idee e a diventare ridondanti togliendo bontà ed originalità ai propri prodotti musicali. La storia della chitarra ci ha abituati, invece, a ben altro. E’ sufficiente, restando in campo Hard Rock/Metal, far menzione ai maggiori geni melodici dell’epoca contemporanea della chitarra (Randy Rhoads, Edward Van Halen, Dave Mustaine e Marty Friedman….che sono solo alcuni tra i nomi più eclatanti) per dedurre innegabilmente che il futuro della musica e della chitarra è affidato alla composizione, alla ricerca melodica, a nuovi orizzonti della creatività in note. Ho voluto sottolineare questo concetto in questo articolo perché fosse preso a mo’ di consiglio, soprattutto da parte delle nuove generazioni di musicisti. Non c’è nessun artista che abbia lasciato il segno soltanto per le sue capacità esecutive sullo strumento. Il rischio più grande, in tal caso, è sempre quello di cadere nel baratro del dimenticatoio. I più grandi hanno lasciato un testamento in note, hanno lasciato grande musica ai posteri. L’esortazione, perciò, è quella di provare a scrivere, di dedicarsi a comporre e alla propria musica originale, tentando di creare melodie speciali, ricercate, artisticamente pregevoli. Solo così la musica potrà conoscere una nuova alba, un tempo nuovo di rinnovamento. Esattamente ciò di cui ha bisogno, ora che sembra davvero concluso un ciclo senza possibilità alcuna di rinascita.

Didatticamente vostro,
Marco “Mark Joyce” Di Matteo

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Marco "Mark Joyce" Di Matteo

Il mio lavoro di insegnante è la realizzazione di quello che fu un mio sogno di adolescente. Desiderai che qualcuno mi insegnasse la musica e la chitarra con passione, con mirabili capacità di trasmettere, con un metodo che arrivasse dritto al cuore e alle aspirazioni. Desiderai che le mie dita volassero leggere su quello strumento ad emozionare le persone. E non c’è gioia più grande del trovarmi, oggi, a donare tutto questo ai miei studenti.

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