L’IMPROVVISAZIONE TONALE: SUONARE AD UN LIVELLO AVANZATO

Carissimi amici, ci apprestiamo ad un nuovo articolo concepito qui, sul blog di modernguitar.it, allo scopo di fare un po’ di chiarezza su un concetto che è spesso relegato al limbo della ‘misconoscenza’, da parte dei musicisti e dei chitarristi, nella fattispecie. Il termine chiave di oggi, talvolta abusato senza comprenderne il vero significato, talvolta goffamente ignorato, è l’IMPROVVISAZIONE TONALE. Cosa significa veramente questa espressione? E in che modo conoscere questo capitolo della musica moderna potrà elevare le skills del del nostro modo di suonare?

Improvvisazione tonale e modale: sistemi a confronto

Quando fummo studenti alle prime armi (e così è anche per chi si accinge ai primi capitoli dello studio dello strumento) apprendemmo, dal nostro insegnante, le scale. Un argomento di un fascino straordinario ed energizzante: la voglia di suonare la chitarra, di cimentarci nei soli più belli del repertorio e di diventare sempre più abili sulla tastiera, si centuplicò decisamente. Imparammo, perciò, che l’utilizzo delle scale a fini solistici e melodici, era altresì denominato IMPROVVISAZIONE MODALE poiché modi, per l’appunto, è termine utilizzato nel gergo della musica moderna come sinonimo di scale. Nel proseguir gli studi, però, scoprimmo con grande eccitazione che non esisteva solo l’improvvisazione modale. Il nostro Maestro di allora ci confidò che si potevano eseguire dei soli anche utilizzando un sistema diverso, quello dell’IMPROVVISAZIONE TONALE. Di cosa si trattava esattamente? Facile a dirsi, ma decisamente meno facile ad attuarsi. L’improvvisazione tonale è… l’utilizzo degli arpeggi degli accordi (a partire dalle semplici triadi, fino alle forme accordali più complesse) a fini solistici e non di accompagnamento.

Skill elevata: difficoltà elevata

Suonare tonale equivale a cimentarsi in qualcosa di difficoltà decisamente più alta. Questo per alcuni motivi che esamineremo qui di seguito.
1. Per suonare tonale è necessario conoscere alla perfezione la sequenza di accordi del brano (cosa che potevamo tranquillamente ignorare nel praticare improvvisazione modale) e non più la sola tonalità (come accadeva nel modale). Tale sequenza, mutuando il termine dal gergo della letteratura, è il cosiddetto ‘canovaccio’, cioè una sorta di bozza, di stesura rapida degli accordi del pezzo secondo la loro sequenza. Abbiamo questa nuova necessità perché la regola fondamentale del tonale è la seguente: ad ogni accordo del brano corrisponde il proprio arpeggio, che utilizzeremo per i solismi.
2. Ogni accordo del brano di background, per quanto durevole, sarà comunque limitato nel tempo. Ciò ci costringerà a padroneggiare tecnicamente le forme tonali, cioè gli arpeggi, ed eseguirli velocemente (!). Dacché esiste il tonale…non si è mai sentito un chitarrista (o altro strumentista) indulgere all’esecuzione lenta d’un arpeggio!!!
3. La terza e nuova problematica riguarda le tecniche: imparare il tonale comporta l’apprendimento di nuove skills anche tecniche (sweep picking, string skipping, tapping e skip tap, tecniche miste) poiché non è più sufficiente il solo alternate picking.
Superfluo dire che con questo nuovo capitolo di studio le ore passate a suonare dovranno necessariamente aumentare. Altrimenti non si riuscirà affatto nell’intento, meglio tornare a gigioneggiare sulla solita, sempliciotta pentatonica.

Skill elevata: aulicità di fraseggio

E’ un concetto caro al buon, vecchio Frank Gambale, una sorta di capostipite di tutta una corrente di pensiero tra i chitarristi. Tra l’altro, l’immenso Frank è un praticante del tonale di altissimo livello. Egli sostenne che “suonare per arpeggi, anziché sempre e solo secondo la diatonicità della scala (cioè indulgendo sempre e per forza sui ‘gradi congiunti’ della scala) consente di suonare per ‘salti di intervalli’ e, quindi, di rendere il proprio fraseggio immensamente più bello, aulico, pregevole”. Se non ci credete non vi resta che provare. Naturalmente: l’argomento è così vasto e ricco che non mancheremo di approfondire, sempre su queste pagine.

Didatticamente vostro,
Marco “Mark Joyce” Di Matteo

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Marco "Mark Joyce" Di Matteo

Il mio lavoro di insegnante è la realizzazione di quello che fu un mio sogno di adolescente. Desiderai che qualcuno mi insegnasse la musica e la chitarra con passione, con mirabili capacità di trasmettere, con un metodo che arrivasse dritto al cuore e alle aspirazioni. Desiderai che le mie dita volassero leggere su quello strumento ad emozionare le persone. E non c’è gioia più grande del trovarmi, oggi, a donare tutto questo ai miei studenti.

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