Gli Spiritbox sono un fenomeno musicale assolutamente singolare, quantomeno da monitorare con costanza poiché capaci di grande creatività, di esecuzione talmente chirurgica da incidere le carni con dolore mistico, di essere sorprendentemente protesi verso il futuro del suono estremo. Una delle maggiori particolarità della band canadese è quella di avere all’attivo un solo full lenght, “Eternal Blue” (2021), e ben tre EP tra cui il presente, quello fatto uscire nel corrente anno 2023. La band, attiva dal 2017 per volontà della cantante Courtney LaPlante e del chitarrista Mike Stringer, si muove in un territorio decisamente metalcore, o come qualcun altro li ha definiti, post-metalcore. L’ultima uscita, oggetto di questa recensione dal titolo “The Fear Of Fear” (2023), è un album che prosegue il discorso fin qui portato avanti con spaventosa incisività. Straordinaria la versatilità della singer nell’alternare cantati in clean, caratterizzati da un’ispirata ed intrigante ricerca melodica, ad altre parti in screaming dalla potenza decisamente annichilente. Questo nuovo lavoro di sole sei tracce fa registrare maggiori componenti progressive ed un uso più massiccio di samples, di elettronica ed atmosfere dark-moody, nonostante le chitarre rimangano in primissimo piano, con un atteggiamento stilisticamente legato al djent e alla musica estrema più intransigente ed attuale. Colpisce il fatto che le melodie cantate da Courtney giungano ad un apice di fruibilità mainstream che le rende assolutamente radiofoniche. Poi però esse si intersecano abilmente con momenti parossistici, estremi e smembranti che candidano questa band a diventare tra le realtà più interessanti dell’intero panorama metal odierno, non ultima la loro candidatura al Grammy per il brano Jaded, contenuto in questo EP. Non importa che i nostri continuino a sfornare EP per upgradare il loro parco brani, purché la loro qualità rimanga sempre così alta. E comunque è lecito aspettarsi cose ancor più grandi dal quartetto canadese. Il mio consiglio è quello di scoprire tutta la loro discografia, pur non così chilometrica. Interessantissimi. Dilanianti. Meritevoli. Ora aspetto i loro cugini… i miei conterranei. A buon intenditor…
Estremamente Vostro,
Marco “Mark Joyce” Di Matteo
GEORGE LYNCH, L’UOMO CHE FU SOPRANNOMINATO “MR. SCARY”
In questo articolo una menzione particolare a questo chitarrista straordinario degli anni ’80, ma